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L'information overloading: più so, meglio starò |
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Uno degli effetti della diffusione di internet è stata l'amplificazione delle ansie in chi ansioso era già. Ovviamente si tratta solo di uno dei possibili punti di vista, perché lo strumento in sé, come qualunque altro, non è né buono né cattivo, dipende dall'uso che se ne fa. Inoltre, anche prima dell'avvento di internet la persona molto preoccupata per la propria salute poteva sempre consultare un'enciclopedia.
Fatto sta che la ricerca ossessiva e sempre più frequente d'informazioni in rete ha creato un nuovo tipo di dipendenza, denominato
information overloading, ossia sovraccarico d'informazioni.
Il meccanismo è questo: si crede d'avere un certo disturbo, vero o presunto (più spesso presunto, ma non ha importanza); s'instaura l'ansia; si cercano informazioni sul disturbo; le informazioni chiariscono una cosa ma ne sollevano molte altre; quindi, si cercano nuove informazioni per chiarire le nuove questioni. E il circolo ricomincia, moltiplicandosi geometricamente.
Se alla base emotiva di questo comportamento vi è l'ansia, da un punto di vista cognitivo c'è la convinzione che più saprò, meglio starò. Ossia, se so che cosa ho, questo mi darà più strumenti per intervenire e tenerlo sotto controllo.
In realtà tale convinzione è solo un'illusione, perché come abbiamo visto la catena è potenzialmente infinita, e di fatto sarò forzato a trovare sempre nuove informazioni per compensare il mio bisogno.
Questo comportamento non è altro che una versione della trappola più comune che l'uomo si è da sempre costruito con le proprie mani: l'illusione che sapere una cosa equivalga a controllarla. Che si basa, a sua volta, su un'altra illusione più generale, ossia che sia possibile controllare tutto.
L'epoca tecnologica nella quale viviamo è particolarmente adatta a indurre questo tipo di convinzioni, perché con la tecnologia l'uomo è effettivamente riuscito a mettere sotto controllo molti aspetti della vita quotidiana, a studiarli, capirli e asservirli al proprio desiderio.
Ma quando si tratta del mondo interno, è un'altra questione. Quasi sempre, più si cerca di controllarsi e più si perde il controllo. È il controllo che fa perdere il controllo. Al contrario, più ci si lascia andare e più si è distesi, più si ha la possibilità d'intervenire sui propri stati emotivi e sulle proprie reazioni.
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