A intervalli regolari mi capita di imbattermi nello scritto di qualche collega che sostiene che tutti avremmo bisogno di psicoterapia.
Saremmo, cioè, tutti malati, dato che "terapia" vuol dire "curare malattie".
Addirittura l'altro giorno, a firma di una collega arteterapeuta psicoanalista messicana, un articolo enumera ben sei ragioni per le quali andare in terapia aumenterebbe le probabilità di raggiungere il successo.
Possiamo davvero esserne sicuri?
Dire che la psicoterapia aiuterebbe a raggiungere il successo si basa, a mio avviso, su dei presupposti troppo generici, confusi o addirittura sbagliati ed è dunque insostenibile. Non fosse altro perché prima andrebbe definito che cos'è la psicoterapia, poi cos'è il successo e infine a cosa servono.
Ma prima di passare alla critica, seguiamo la prima regola di buona condotta comunicativa e analizziamo le buone intenzioni dietro all'affermazione secondo cui tutti avremmo bisogno di terapia.
Come in tanti miti ancora resistenti nel campo della psicoterapia, il peccato originale va fatto risalire a Freud: fu lui a sostenere per primo che "siamo tutti malati". Ora, questo può essere preso o come la provocazione di una persona intelligente, oppure alla lettera.
Per me va benissimo prenderlo come provocazione, per stuzzicare la riflessione. Però molti hanno preferito prenderlo alla lettera, come la Bibbia, e continuano a comportarsi come se fosse vero.
In molti casi la malattia è uno stato estremizzato di uno stato di normalità. Quindi malattia e normalità spesso non sono categoricamente così diversi: sono solo distanti.
È chiaro che un'arteria che si rompe e ti provoca un'emorragia, quello no, è uno stato qualitativamente e categoricamente diverso dall'arteria intatta.
Ma ad esempio un tumore è una produzione troppo veloce e disordinata di cellule. Però la produzione di cellule di per sé è un fenomeno normale.
L'ansia è uno stato di allerta e preoccupazione eccessive. Ma allerta e preoccupazione sono funzionali in molte situazioni.
La depressione è uno stato di disperazione prolungata. Ma a tutti capitano momenti di sconforto e rinuncia.
Il deficit di erezione nell'uomo è patologico quando è frequente. Ma a chi non è mai capitata una defaillance nella vita.
La persona bulimica mangia sempre troppo. Ma andando a cena fuori, chi è che non mangia più del dovuto.
Quindi molto spesso la patologia è qualcosa di troppo frequente o troppo intenso o troppo scarso, rispetto a uno standard di normalità.
Vista in questo modo la situazione è evidentemente sfumata e quindi può venire da dire che, in fondo, siamo tutti malati. Ma allora uno potrebbe anche sostenere l'opposto: che siamo tutti sani, che va bene tutto e non esiste la malattia. Perché fare i pessimisti a tutti i costi?
Le sfumature sono ancora di più in seno alla comunità degli psicoterapeuti. Parlando in generale, se provieni da una scuola di psicoterapia psicoanalitica o psicodinamica, quasi certamente avrai fatto un'analisi personale. Proprio perché in quegli ambiti si dà ancora per scontato che sia vero ciò che diceva Freud: siamo tutti malati. E quindi, coerentemente con il credo, non puoi diventare terapeuta se prima non ti fai curare tu stesso.
In altri approcci psicoterapeutici, invece, tale presupposto non esiste: se durante la tua formazione dovesse emergere una instabilità da parte tua, allora ti sarà suggerito di fare una psicoterapia. Diversamente, non ce n'è alcun bisogno.
C'è anche un'altra ragione, più fondamentale, che deve aver portato Freud e i suoi discendenti a pensare che tutti abbiamo bisogno di terapia: la peculiarità dell'essere umano rispetto agli altri animali.
L'essere umano è l'animale per eccellenza inetto alla nascita. Molte altre specie sono quasi autosufficienti alla nascita, ad esempio rispetto alla capacità di camminare o di spostarsi. Dipendono per un breve periodo dai genitori, ma poi diventano molto presto del tutto autonomi.
L'essere umano, invece, nei casi più estremi e specie in Italia, vive con i genitori anche dopo i 30 anni. È cioè più vulnerabile emotivamente, per costituzione. Nessun cucciolo di cane o di elefante va a piangere dalla mamma dopo essere stato bullizzato.
"Vivere come un cane", in senso positivo, significa proprio questo: che l'animale ha molto meno bisogno di conforto, rispetto a noi. È abituato a vivere in modo più spartano e con meno protezioni.
La maggior complessità del nostro cervello e della nostra mente, rispetto a quella degli altri animali, ha ricadute importanti nello sviluppo della psiche del bambino, e può dare più facilmente luogo a problemi emotivi, affettivi e di altro genere. Ecco perché alcuni credono che saremmo "tutti malati".
Però non è sempre così. Grazie al cielo ci sono tanti individui che nascono già forti alla nascita, per temperamento, e hanno la fortuna di venire al mondo in una famiglia che li ama e li tratta bene, e sarà perciò più difficile che incontrino grandi difficoltà.
Stando all'etimologia "terapia" vuol dire "curare malattie". Quindi a rigor di logica ti curi solo se sei malato. Il medico non ti prescrive, di solito, medicine oppure operazioni chirurgiche se non ne hai bisogno. Non si capisce quindi perché lo psicoterapeuta dovrebbe farlo.
Quindi io modificherei l'affermazione originale e direi "siamo esseri complessi", piuttosto che "siamo tutti malati".
È chiaro che più un sistema è complesso, più può dare luogo a problemi. Ma mica sempre._