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I problemi relazionali |
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Se hai un problema di tipo relazionale non è detto che ci sia qualcosa che non va in te o nell'altro. Puoi essere perfettamente sano come individuo, ma è la relazione ad ammalarsi.
Relazione significa non solo coppia, ma anche le relazioni che hai con i tuoi amici, i familiari o i colleghi e superiori, al lavoro.
Tu e l'altra persona potete essere in grado di condurre una vita del tutto soddisfacente in altre situazioni, eppure non riuscite a intendervi.
Nei problemi relazionali è tipico accusarsi reciprocamente e addossare all'altro la colpa di tutto quanto. E a volte può essere difficile riuscire a sbloccare queste difficoltà dall'interno.
Per questo può tornarti utile ricorrere all'intervento di una
terza parte, un esperto abituato a individuare e correggere comportamenti e atteggiamenti disfunzionali, e aiutarti ad appianare le divergenze.
L'errore fondamentale della vita di relazione |
La maggior parte dei problemi relazionali consiste in difficoltà di
comunicazione.
Perciò, se impari a comunicare meglio, ti sarà più facile intenderti con i tuoi figli, i tuoi genitori, i tuoi colleghi di lavoro. Quanti malintesi, infelicità, e separazioni sono causate da relazioni improntate al continuo conflitto? Come si passa dalle piccole incomprensioni all'intima e persistente convinzione di non essere mai capito?
Pensandoci un momento, puoi renderti conto che è raro litigare con un estraneo. È invece molto più probabile trovarti a litigare con persone alle quali sei vicino. Come mai?
Questo accade perché nei confronti delle persone che conosci e frequenti nutri delle
aspettative precise. Ti aspetti che le persone alle quali sei legato facciano delle cose per te. Dagli estranei, invece, non puoi esigere granché e quindi
mantieni le distanze.
Ciò è espresso molto bene dal modo di dire: "Non prenderti troppa confidenza!", che rivolgi a quelli da cui preferisci avere più rispetto.
Ora, guarda caso, la parola "rispetto" deriva da "distanza".
Spesso la familiarità è un
pretesto per lasciarsi andare a comportamenti o modi di fare che non ti permetteresti mai in situazioni più formali. Certo, essere aperti e distesi con le persone che ami o con cui devi avere rapporti soddisfacenti (ad esempio sul lavoro) è ciò che permette l'esistenza della vita di relazione.
Tuttavia, le relazioni stabili possono darti la scusa della
pigrizia. Ti dimentichi dei bisogni dell'altro e ti ricordi solo dei tuoi. Che l'altro ha l'obbligo di soddisfare, ovviamente.
Già 500 anni fa, Sir Francis Bacon ammoniva che: "Le cose tendono a cambiare in peggio, quando non vengono cambiate volontariamente per il meglio".
Perciò, ogni relazione dovrebbe essere considerata come una piantina delicata, che necessita di cure ed essere coltivata di continuo, per svilupparsi al meglio. Nella relazione ciò si traduce nello sviluppare ed affinare le tue
abilità comunicative.
La comunicazione nelle relazioni |
Pigrizia non è solo dimenticarti di prenderti cura dei bisogni dell'altro. È anche dimenticarti di compiere piccoli sforzi per imparare a comunicare in modo più efficace.
Comunicare in modo efficace, all'interno della relazione significa due cose:
| Comprendere i bisogni, i desideri e le emozioni dell'altro attraverso le sue parole e il suo comportamento. |
| Riuscire a esprimere i tuoi bisogni, desideri ed emozioni in modo da risultare comprensibile e accettabile per l'altro, in accordo alle sue parole e al suo comportamento. |
Nota bene: queste due condizioni devi svolgerle esattamente nell'ordine in cui sono mostrate:
prima fai capire all'altro che comprendi il suo punto di vista; e poi esprimi il
tuo. In questo modo l'altro saprà che siete sulla stessa linea. Se invece fai l'opposto, l'altro penserà: "Ecco, lo sapevo: non mi capisce". Perché avrai messo il
tuo interesse prima del suo.
- "Mi ascolti? Mi stai ascoltando? Capisci quello che voglio dirti?"
- "Certo, è ovvio che ti sto ascoltando e che ti capisco, però è anche vero che..."
- "No, tu non mi capisci veramente".
In questo brevissimo brano tipo di una qualunque comunicazione poco funzionale si nascondono una quantità di errori comunicativi e trappole per potenziali malintesi.
Vediamone alcuni.
| Quando sei in grado di farti capire non hai bisogno di chiedere ripetutamente se l'altro ti ascolta o ti capisce. Riesci subito a capire se l'altro ti ha capito.
Oltretutto, "ti capisco" andrebbe proprio cancellato dal vocabolario. O almeno usato con il contagocce. Se dici "ti capisco" stai dicendo una cosa importante senza dimostrarla. Quando tagli corto e dici "ti capisco", l'altro pensa: "Dovresti almeno fare o dire qualcosa in più per dimostrarmi che mi hai capito. Ma non lo fai, mi vuoi solo far credere che mi capisci". E questo è come se tu offrissi un assegno in bianco, aspettandoti che te lo accettino senza fare storie.
Se l'altro vuole essere capito, forse ha qualcosa d'importante da dirti. E se è importante, forse vorrebbe che tu facessi un piccolo sforzo per dimostrare d'averlo capito, oltre a uno sbrigativo "ti capisco".
Ecco perché è importante spendere alcuni secondi e usare le parole dell'altro, per rimandargli l'idea che lo stiamo seguendo. Puoi farlo parafrasando, cioè dicendo la stessa cosa con parole diverse, oppure ripetendo le sue testuali parole. |
| Altro errore comunicativo frequentissimo: le parole "ma" e "però" hanno l'effetto pratico di negare tutto quanto è appena stato detto. Quindi se dici: "Ti capisco, però..." è come se dicessi: "Non ti capisco".
Non tutti sono consapevoli di sfumature linguistiche come queste, ma chiunque ne può percepire intuitivamente il significato e reagisce di conseguenza. Quindi, tanto vale esercitarsi nel loro uso per ottenere risultati migliori. |
| "Tu non mi capisci veramente". Anche questo errore è molto diffuso. È come un epitaffio, come un decretare che fra te e l'altro c'è solo incomprensione. E chiude tutte le porte e qualsiasi tentativo di venirsi incontro. |
Quando ti abitui a vedere le cose da prospettive diverse, anche nel linguaggio, ti alleni
all'elasticità mentale. Se ti eserciti ad assumere un atteggiamento morbido nei confronti dell'altro, accresci la tua capacità di tenere a bada il tuo ego e le tue reazioni impulsive. Allo stesso modo, quando ti sforzi di usare un linguaggio arricchito da
immagini evocative, stai alimentando la tua creatività.
In parole povere, attraverso l'esercizio del dialogo costruisci te stesso e impari l'arte della collaborazione e dell'accordo. Essere in sintonia con gli altri, saper chiedere quello di cui hai bisogno, esprimere le tue emozioni, non farti prevaricare da un interlocutore aggressivo, ma saper reagire con competenza. Conquistare queste abilità non è facile, ma nemmeno impossibile. Questa è comunicazione.
In tal modo ti eserciti alla pazienza e capisci cosa vuol dire dialogo. Senza scoraggiarti, senza aspettarti risultati immediati, ma che non tarderanno ad arrivare.
Come per ogni traguardo, anche nella vita di relazione vale la regola dell'accumulo dei piccoli miglioramenti. Se ti impegni ogni giorno a migliorare qualcosa della tua vita relazionale, per quanto piccolo, potrai in breve raccogliere frutti insospettati.
Chiunque ha la possibilità, con un poco d'impegno di migliorare notevolmente la propria vita relazionale. Tuttavia, nei casi dove il
clima è molto peggiorato, perché i conflitti sono stati aspri o perché durano da molto tempo, può essere indicata una consulenza.
Lo psicologo o il terapeuta di coppia potrà rendersi conto velocemente dei comportamenti e delle comunicazioni disfunzionali che metti o mettete in atto, rendendoli evidenti, e spiegando le opportune manovre per rimediare. Nel far questo il consulente si comporta come un diplomatico impegnato ma neutrale, il cui obiettivo è ristabilire un clima di
fiducia, istruire i componenti della coppia o della famiglia su ciò che è necessario fare e trasmettere la necessaria urgenza e motivazione affinché, una volta a casa, i suggerimenti ricevuti siano davvero messi in pratica.
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