"Salve volevo chiedere se ci fosse un modo per smascherare qualcosa che la nostra mente è convinta che abbiamo fatto."
"Spesso mi capita di avere dubbi nel pensare se qualcosa è successo e più ci penso più mi convinco che è capitato davvero!"
"Quindi, come capire se è successo davvero o no? C'è qualche tecnica?"
Spoiler obbligatorio: si tratta di ansia, non del tuo cervello che si sta deteriorando. È una forma di ipocondria o patofobia come altre: invece di preoccuparti di poter avere un tumore o la sclerosi multipla, ti preoccupi di essere smemorato.
Dubbi e domande sul buon funzionamento della propria memoria sono abbastanza comuni fra le persone ansiose.
Ma sempre preoccupazione è.
Se vorrai farti qualche esame neuropsicologico per confermarlo, va benissimo. Una volta ricevuto esito negativo, però, inizia a metterti nell'ordine di idee che, se dubbi di questo tipo si mantengono, non hanno nulla a che vedere con il funzionamento della tua memoria.
Perché il problema sarebbe non che non ricordi bene se qualcosa è successo, il problema è che ti staresti preoccupando troppo. Sarebbe ansia.
Come funziona la memoria
Per capire perché, diamo un rapido sguardo a come funziona la memoria.
Viviamo nell'era dei computer, quindi una delle tentazioni è fare paragoni troppo rigidi fra il modo in cui funziona la memoria dei calcolatori e la nostra memoria.
Il cervello non immagazzina i ricordi scattando foto, non salva ogni "pixel" della scena che stai vedendo, perché altrimenti lo spazio di memoria si esaurirebbe in poco tempo.
Invece, il cervello adotta uno schema di compressione dei dati. In altre parole salva le immagini visive, auditive e di altro tipo in modo codificato, astraendo gli stimoli, prendendo i concetti e le idee importanti della scena e salvando solo quelli.
Per fare un esempio, se vedi passare una Ferrari rossa sulla strada, il cervello non la registra come se fosse una telecamera, come tanti fotogrammi uno appresso all'altro; salverà piuttosto qualcosa di simile a "Ferrari rossa che passa ad alta velocità in via Roma".
Non esattamente così, ma tanto per capirsi.
Il risultato di questo modo succinto di salvare i ricordi è che quando li devi richiamare dalla memoria, il cervello deve operare una ricostruzione, riempendo i buchi vuoti, cioè le informazioni che aveva buttato via in fase di salvataggio, per ricreare la scena.
E nel fare questo, la scena diventerà inevitabilmente diversa da quella originale.
In termini informatici, il cervello salva le informazioni in modo lossy, non lossless, in modo più simile a foto JPEG che BMP.
La dimostrazione di tutto questo la puoi vedere nella psicologia della testimonianza.
Se tu prendi 10 testimoni che hanno assistito alla stessa scena e chiedi loro di dirti com'è andata, avrai 10 descrizioni diverse. Perché ogni cervello butta via le informazioni che preferisce, a seconda di com'è fatto, delle cose a cui dà importanza ecc. e quindi ricostruisce la scena in modo diverso al momento del ricordo.
Elizabeth Loftus è la psicologa che ha dedicato la propria vita allo studio della memoria, mostrando non solo come possa essere facile modificare i ricordi, ma addirittura impiantarli dal nulla, cioè creare artificialmente falsi ricordi nelle persone.
In un esperimento alcuni attori vestiti da soldati erano filmati mentre fingevano di torturare una vittima. Il tuo compito era ricordare la faccia del torturatore. Facile, no? Uno così non potresti mai dimenticarlo. Alla fine dell'esperimento ti mostravano nove foto e tu dovevi riconoscere l'aguzzino.
Ebbene, l'85% delle persone scelse clamorosamente una foto sbagliata. Perché fra l'altro gli sperimentatori avevano messo in atto delle tecniche deliberate per confondere i soggetti.
Ora, immagina di essere in un'aula di tribunale e che la tua testimonianza potrebbe contribuire a fare giustizia, oppure a mandare in galera un innocente.
La Loftus ha ricevuto molti riconoscimenti ed è stata considerata una delle psicologhe più influenti dei nostri tempi.
Ma i suoi studi sono considerati "controversi" da alcuni. Ad esempio da alcuni terapeuti, specie di indirizzo psicoanalitico, dopo che lei ha mostrato come rimuginare e parlare troppo del passato, anche in terapia, può facilmente contribuire a modificare i ricordi.
Il naturale egocentrismo delle persone le fa attaccare a tutto ciò che appartiene loro, e la propria biografia e i propri ricordi sono troppo personali perché una scienziata qualsiasi possa permettersi di arrivare e dire: "Guarda che ti sbagli. Quello che credi di ricordare non è mai avvenuto!"
Ad esempio, in molti presunti ricordi di stupri e abusi ricevuti durante l'infanzia, dove la persona giura e spergiura di ricordare di essere stata abusata. Questo non significa sminuire la gravità di fatti come questi o dire che non esistono.
Ma se vogliamo scoprire davvero come stanno le cose e attenerci alla realtà per prendere decisioni, non possiamo non tener conto del modo ingannevole in cui la nostra memoria funziona.
E se creare false impressioni è così facile, pensa a quante "informazioni" senti circolare, ogni giorno, su internet e sui media e chiediti: come fai a essere sicuro di sapere che ciò che credi di sapere è vero?
Il gruppo di studio della Loftus negli ultimi tempi si è occupato di cercare di scoprire quali persone sono più suscettibili alla disinformazione. E il risultato è, per dirlo con parole sue: "Più sei intelligente, più puoi resistere alla disinformazione".
Insomma, come diceva Wittgenstein, non bisogna aver fretta di cogliere la verità, bisogna prima girarle un po' intorno._