È successo di nuovo. Un altro folle ha compiuto l'ennesima strage, in un paese dove la facilità di entrare in possesso di armi da fuoco è quasi proverbiale.
Tuttavia, oltre a etichettare Dylann Roff banalmente come uno squilibrato, se volessimo scendere più nel dettaglio di ciò che può spingere le persone a compiere atti simili, cos'altro si potrebbe dire?
Tipicamente questi individui entrano in una
spirale crescente di rabbia e desiderio di vendetta, come quella descritta di seguito.
1. Percezione di essere vittima di ingiustizia e umiliazione. |
Si tratti di realtà o immaginazione, queste persone percepiscono il mondo come se stesse dicendo loro: "Sei uno stupido", "Sei brutto", "Sei un debole", "Non sei nessuno" ecc.
Percependo il mondo come ostile, queste persone iniziano a ritirarsi. Ma via via che ciò accade diventano sempre più preda del processo immaginativo e dei pensieri sopra descritti.
Come conseguenza al sentirsi minacciati, si fa strada in loro il desiderio di vendetta, di "fargliela pagare". Iniziano perciò a pianificare un modo oppure a mettere già in atto dei primi tentativi di vendetta.
Spesso è possibile individuare un evento, magari di poca importanza dal nostro punto di vista, ma che per la persona in questione, dato l'accumularsi dei pensieri sopra e del sentirsi sotto attacco, crea ciò che può essere definita una
lobotomia morale. A quel punto l'individuo reagisce con un atteggiamento "occhio per occhio" e, soprattutto, in grado proporzionale alla grandezza percepita del torto subito. E decidono di vendicarsi.
5. Diminuito controllo degli impulsi. |
Sotto l'effetto di alcol e/o sostanze, diventa fin troppo facile sbarazzarsi dell'ultimo residuo di freni inibitori e passare all'azione.
Bibliografia:
Mark Goulston. 2015. Hacking Hatred - What Drives People to Hate and Kill. Psychology Today online._