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La mancanza di paura contraddistingue lo psicopatico? |
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Gli psicopatici sono affascinanti, ma spesso mettono se stessi e gli altri in grossi guai. Il loro bisogno di
rompere le norme sociali e la
mancanza di rimorso li rende a rischio di
comportamenti irresponsabili e criminali.
Una delle ipotesi sul funzionamento della psicopatia è un
deficit della capacità di provare
paura. Un nuovo studio mostra che i bambini a rischio di comportamenti psicopatici non sentono la paura in modo altrettanto pronto degli altri.
L'ipotesi che lo psicopatico non senta o non riconosca la paura risale al 1950, dice l'autore dello studio, P. D. Sylvers: "Se un bambino nasce senza la capacità di provare paura, quando i genitori provano a insegnargli le regole dello stare insieme agli altri, questi non risponde in modo appropriato perché non si sente impaurito".
Allo stesso modo, se facciamo male a un compagno e questi risponde con un'espressione impaurita, ce ne rendiamo conto e la smettiamo, ma un bambino che sta sviluppando psicopatia non se ne accorgerebbe e continuerebbe a
tormentare il compagno.
Alcune ricerche recenti suggeriscono che il problema potrebbe stare
nell'attenzione: lo psicopatico non presterebbe attenzione sufficiente alle espressioni delle facce spaventate. Ciò significherebbe che si potrebbero aiutare i bambini con questo problema a esercitarsi a guardare gli altri negli occhi. Alcuni studi suggeriscono che potrebbe funzionare.
Sylvers e coautori si sono invece chiesti se non ci fosse qualcosa di più
profondo della semplice mancanza d'attenzione.
Hanno reclutato un certo numero di ragazzi già caduti in un sacco di problemi a casa e a scuola, somministrando loro e ai loro genitori un
questionario riguardo alcuni aspetti della psicopatia. Ad esempio, chiedendo ai ragazzi se si sentissero in
colpa dopo aver ferito un'altra persona. I ricercatori erano interessati soprattutto
all'indifferenza emotiva, la mancanza di considerazione e sensibilità per i
sentimenti degli altri. I bambini con alta indifferenza emotiva sono a rischio di sviluppare la psicopatia più avanti negli anni.
Nell'esperimento, i ragazzi dovevano guardare uno schermo che presentava immagini diverse per ogni occhio. Un occhio vedeva
immagini astratte in movimento, mentre nell'altro occhio l'immagine fissa di un
viso veniva fatta apparire e sparire molto velocemente, prima che
l'attenzione cosciente se ne rendesse conto. Anche le immagini nell'altro occhio venivano fatte apparire e sparire altrettanto velocemente. Il cervello veniva attratto dalle immagini in movimento, mentre il viso era più difficile da notare. Il viso poteva avere un'espressione impaurita, disgustata, felice o neutra. Il ragazzo doveva premere un bottone appena vedeva il viso apparire.
I ragazzi
sani notavano la faccia impaurita
prima di quella neutra o felice, mentre per i ragazzi ad alta indifferenza emotiva la situazione era capovolta: vedevano il volto impaurito
dopo tutti gli altri. Anzi, più il punteggio d'indifferenza emotiva che avevano ottenuto era
alto, più tempo ci mettevano a notare l'espressione della paura.
Il punto importante è che la reazione emotiva di questi ragazzi era
inconscia. Le persone sane reagiscono a una minaccia anche prima di esserne diventate coscienti. Ciò suggerisce che anche insegnando a prestare attenzione alle espressioni emotive altrui, non si risolverebbe il problema dello psicopatico, che sembra collocarsi a un livello più profondo: la differenza si manifesta
prima che la soglia dell'attenzione entri in gioco.
I ricercatori hanno verificato che i ragazzi dello studio avevano più difficoltà a riconoscere anche le espressioni di
disgusto, un'altra emozione
minacciosa.
La conclusione di Sylvers è pertanto che
la psicopatia potrebbe dipendere non dall'incapacità di riconoscere la paura, ma dall'incapacità di riconoscere le minacce.
Bibliografia:
P. D. Sylvers, P. A. Brennan and S. O. Lilienfield. 2011. Is fear deficit a harbinger of future psychopaths? Association for Psychological Science._