[ |
Come si scoprono le bugie: la faccia tradisce le vere emozioni, ma in modo inaspettato |
] |
Come si fa a dire se qualcuno sta mentendo? Il viso tradisce la vera
emozione del mentitore, ma non nel modo stereotipato che molti credono.
(
nella foto: Tim Roth, protagonista della serie tv "Lie to me". Foto di Gage Skidmore)
La moglie di Michael White era scomparsa. In un appello televisivo ai rapitori, scoppiò in singhiozzi mentre li implorava: "Mia moglie è una brava persona, non ha mai fatto male a nessuno. Se è con voi e vedete questo messaggio, aspettateci, vi troveremo". Liana White, la moglie, era in attesa di un bambino e i canadesi che assistettero a quell'appello non poterono fare a meno di commuoversi.
Tre giorni dopo, dei lampi di
rabbia ruppero la tristezza rassegnata di Michael mentre parlava con i giornalisti. Disse che era così frustrato dalla lentezza delle indagini della polizia, che si sarebbe messo a cercare sua moglie da solo. Portò direttamente i volontari al corpo della moglie, in un fossato ai margini della città e fu subito arrestato.
Aveva mentito tutto il tempo. Michael White fu accusato di omicidio e di aver infierito sul cadavere della moglie dopo averla uccisa.
Ma come si fa a dire se qualcuno sta mentendo?
Il viso
tradisce le emozioni di chi mente, ma non nel modo che crediamo. Non sono uno sguardo sfuggente, le perle di sudore sulla fronte o il naso che si allunga a tradire le vere emozioni. Piuttosto, l'espressione facciale che il mentitore si sta
sforzando di mantenere si
rompe per un breve istante, lasciando affiorare la vera emozione.
Quando il team d'investigatori analizzò il filmato dell'appello di White, un quadro alla volta, poté scorgere espressioni di
rabbia e
disgusto sul suo viso, senza che il pubblico commosso se ne fosse reso conto.
Dice Leanne ten Brinke, psicologa sperimentale: "La muscolatura del viso è complessa, molto più complessa che in qualunque altra parte del corpo. Ci sono alcuni muscoli del viso che non riusciamo a controllare e che non si possono attivare se non in presenza di un'emozione genuina. Non è proprio possibile".
Aggiunge S. Porter, psicologo forense: "Quando una bugia può avere conseguenze gravi, come l'ergastolo, la bugia viene sempre fuori. A differenza degli altri gesti e movimenti, non è possibile
monitorare o
controllare perfettamente ciò che accade sulla propria faccia".
In un esperimento del 2008, Porter e ten Brinke hanno mostrato alcune foto a dei partecipanti. Le immagini erano in grado di suscitare vari tipi di emozioni, ad esempio felicità (dei cuccioli che giocavano), paura (primo piano di un cane rabbioso con la bocca spalancata) o disgusto (una mano amputata). I soggetti erano stati istruiti a rispondere con espressioni emotive autentiche o contraffatte. Ad esempio, veniva detto loro di sorridere di fronte alla foto della mano amputata. Le loro reazioni sono state osservate, valutate e videoregistrate da altri osservatori che non potevano vedere le immagini osservate dai soggetti.
I
697 video risultanti sono stati poi analizzati un quadro alla volta, per un totale di più di
100.000 quadri.
I risultati hanno mostrato che
nessuno dei partecipanti è stato in grado di falsificare alla perfezione le emozioni. Espressioni strane o fuori posto, come falsi sorrisi o battiti veloci delle palpebre su un viso che avrebbe dovuto essere triste, si sono manifestati con molta più frequenza quando i soggetti tentavano di mentire. Alcune emozioni sono più difficili di altre da contraffare: fingere la felicità è più facile del disgusto o della paura.
I ricercatori sono stati in grado di registrare le cosiddette
microespressioni, come dei flash di vere emozioni che affioravano per 1/5° fino a 1/25° di secondo sul viso dei soggetti, quando venivano istruiti a mentire.
Il tema delle microespressioni è stato sfruttato dalla fortunata serie televisiva
Lie to me, interpretata da Tim Roth e basata sul lavoro pionieristico di Paul Ekman sulle emozioni.
"Le espressioni sembrano come rompersi mentre l'altra espressione - quella vera - s'infiltra nel volto" dice ten Brinke. "Quando vediamo un'espressione così, dobbiamo porre delle domande per capire come mai la persona si sta sentendo in quel modo".
Gli autori hanno notato che molti di questi flash emotivi hanno luogo o nella
metà superiore o in quella
inferiore del viso. D'altra parte, piccole contrazioni si possono a volte avere anche nelle emozioni genuine, rendendo ancor più necessarie delle domande per chiarire cosa sta succedendo.
Smascherare le bugie è un'arte difficile nella quale molte persone, specialmente quelle motivate a riuscirci, non sono così brave.
Bibliografia:
S. Porter, Leanne ten Brinke. 2008. Lying? The Face Betrays Deceiver's True Emotions, But In Unexpected Ways. Dalhousie University._