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Pensieri di cibo: immaginare di mangiare fa mangiare di meno

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Pensieri di cibo: immaginare di mangiare fa mangiare di meno

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alimentazione - 12/12/10

Se stai cercando di perdere peso, puoi dare libero sfogo ai pensieri sulla tua cioccolata preferita. Immagina di mangiarla tutta, fino all'ultimo morso. In nome della dieta.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivisita Science mostra che quando s'immagina spesso di consumare un certo cibo se ne riduce l'effettivo consumo. Questa scoperta, una vera e propria pietra miliare, spazza via decenni di preconcetti secondo i quali pensare a qualcosa di desiderabile ne aumenta il bisogno e, di conseguenza, anche il consumo.

Basandosi sulle conoscenze che mostrano che percezione e immaginazione attivano gli stessi meccanismi cerebrali, in modo del tutto simile e influenzando allo stesso tempo le emozioni, la squadra di ricercatori ha sottoposto a test l'effetto dell'immaginare ripetutamente il consumo di cibo sul suo consumo effettivo. Il risultato è stato che immaginare il consumo di un cibo ne fa diminuire la voglia.

"I nostri risultati suggeriscono che cercare di sopprimere i pensieri sui cibi desiderati per attenuarne la voglia è una strategia fallimentare" dice un autore. "Invece, abbiamo provato che quando s'immagina ripetutamente di dare un morso a un certo cibo, come un cubetto di formaggio o una caramella, se ne mangia di meno rispetto a quando lo si immagina solo per poche volte. Noi pensiamo che questa scoperta aiuterà a mettere a punto programmi d'intervento per ridurre la voglia di cibi non salutari, droghe e sigarette e speriamo che aiuti le persone a fare scelte alimentari migliori".

Lo studio era composto da 5 esperimenti.

Nel primo di essi i partecipanti hanno immaginato di compiere 33 azioni ripetitive, una alla volta. Un gruppo di controllo ha immaginato d'inserire 33 monete in una lavatrice a gettone (un'azione simile a mangiare caramelle). Un altro gruppo ha immaginato per 3 volte di mangiare una caramella (le famose M&M), mentre un terzo gruppo ha immaginato d'inserire 3 monete nella lavatrice e dopo di mangiare 30 caramelle. Alla fine, tutti i partecipanti hanno avuto libero accesso alle stesse caramelle che avevano immaginato ed è stato detto loro di mangiarne quante ne volevano. I partecipanti che avevano immaginato di mangiare 30 caramelle ne hanno mangiate significativamente meno degli altri due gruppi.

Per accertarsi che i risultati fossero dovuti al consumo immaginato e non al compito di controllo, nell'esperimento successivo sono state modificate le istruzioni e il numero delle ripetizioni. Di nuovo, chi aveva immaginato di mangiare 30 caramelle, dopo l'esperimento ne ha mangiate di meno degli altri gruppi.

Gli ultimi 3 esperimenti hanno dimostrato che la riduzione del consumo reale dopo quello immaginato era dovuto ad abituazione, una graduale riduzione di motivazione a mangiarne ancora, piuttosto che a processi psicologici alternativi come il priming  o un cambiamento della percezione del gusto del cibo. In particolare, hanno dimostrato che solo l'immaginare il consumo di un certo cibo ne riduce il consumo. Pensare a un certo cibo ripetutamente, senza però pensare di consumarlo, oppure immaginare di mangiare un cibo diverso non ha influenzato significativamente il consumo reale del cibo che poi è stato dato al partecipante.

"L'abituazione è uno dei processi fondamentali che determina la quantità consumata di un certo cibo o prodotto, quando ci si ferma e quando si cambia per consumarne un altro. I nostri risultati mostrano che l'abituazione non è regolata solo dai segnali sensoriali di vista, olfatto, udito e tatto, ma anche da come l'esperienza viene mentalmente rappresentata. Fino a un certo punto, immaginare una certa esperienza è un sostituto dell'esperienza vera. La differenza fra immaginare e sperimentare potrebbe essere più piccola di quanto pensassimo".

Un'altra implicazione consiste nella scoperta che l'immaginazione può attivare l'abituazione in assenza dello stimolo sensoriale di pre-ingestione e che la stimolazione ripetuta di un'azione può innescare la conseguenza comportamentale.

Bibliografia:

C. K. Morewedge, Y. Eun Huh & J. Vosgerau. 2010. Thought for Food: Imagined Consumption Reduces Actual Consumption. Science.
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