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La scienza conferma: ciò che non uccide, rende più forti |
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Tutti conosciamo quest'adagio, ma finora le evidenze scientifiche che ne supportavano la verità erano poche.
Uno studio longitudinale pluriennale sull'effetto che gli eventi avversi di vita hanno sulla salute mentale ha trovato che, in effetti, le esperienze avverse favoriscono l'adattamento e la
resilienza, con conseguenti vantaggi su salute mentale e benessere.
Sono stati esaminati campioni di persone che riportavano eventi avversi nelle loro vite, ed eseguite misure su salute mentale e benessere. Studi precedenti affermavano che l'esposizione ai rovesci della vita erano predittori tipici di effetti negativi sulla salute mentale. Il rapporto, si diceva, sarebbe addirittura proporzionale: più negativo l'evento, peggiori ne sarebbero gli effetti.
Ma lo studio in esame ha analizzato 2.398 soggetti per 3 anni, trovando che coloro che nel frattempo erano rimasti esposti a eventi negativi riportavano miglior benessere e miglior salute mentale, rispetto a coloro privi di una storia di avversità.
In accordo con le ricerche precedenti, è stata rilevata sì una relazione grosso modo lineare: evento più negativo, salute peggiore. Ma è stata rilevata anche un'altra relazione, quadratica e a forma di U, che descrive i dati in modo diverso. In termini semplici, chi ha avuto molti eventi
stressanti diventerebbe più resiliente di chi ne ha avuti una quantità media. E comunque, anche in coloro che ne hanno avuti una quantità media, la relazione non sarebbe così lineare come sostenevano i vecchi studi: vi sarebbe una reazione di abituazione tale per cui gli eventi stressanti recenti lo sarebbero di meno di quelli passati. Segno, apparentemente, che nel frattempo la persona è diventata più resiliente.
Bibliografia:
M. D. Seery, E. A. Holman, R. C. Silver. 2010. Whatever does not kill us: Cumulative lifetime adversity, vulnerability, and resilience.. Journal of Personality and Social Psychology._