Avrai di certo sentito parlare di autosabotaggio, forse anche tu lo hai pensato o detto qualche volta: "Non so perché, ma è come se mi autosabotassi, come se mi mettessi da solo i bastoni fra le ruote. Forse mi voglio male!".
Ma siamo sicuri che l'autosabotaggio esista davvero?
E cosa c'entrano Edipo, l'ansia e le profezie che si autoavverano?
Sabotare significa ostacolare, impedire la realizzazione di qualcosa.
Quindi l'autosabotaggio consisterebbe nel: 1) decidere di realizzare qualcosa; 2) iniziare a lavorarci; 3) e poi impedirti di portarlo a compimento.
Come il meme del tizio che si mette da solo il bastone nella ruota della bicicletta, vignetta che sui social è stata riciclata in innumerevoli modi. L'originale credo sia di Marco Tini.
Ma farlo volontariamente sarebbe da masochisti. O da dementi, se lo facessi involontariamente.
Dando per scontato che tu non sia né l'uno né l'altro, resta il problema di trovare un'altra spiegazione, più convincente.
Tu desideri ottenere un certo risultato, e proprio sul più bello, non ti riesce. Oppure vorresti che qualcosa di indesiderabile non accadesse, e guarda caso, accade proprio quello!
Se non è masochismo né demenza, come si può spiegare questo fenomeno?
L'Edipo, rivisitato
Freud creò la teoria dell'Edipo sostenendo che per svilupparsi in modo naturale e armonioso, il bambino avrebbe bisogno di passare attraverso la cosiddetta fase edipica, nella quale tu ti innamoreresti del genitore di sesso opposto, proveresti per il genitore del tuo stesso sesso sentimenti contrapposti di amore e odio, e poi risolvi il conflitto andando avanti con la tua maturazione.
Ora, tralasciando i fiumi di inchiostro che sono stati spesi dai critici di questa teoria, argomentando che non è dimostrabile, come del resto la maggior parte delle teorie psicoanalitiche, che ci vuole una mente morbosa per immaginare che tu non possa, ma debba innamorarti dell'altro genitore, per essere considerato normale e via dicendo, resta però un fatto: Freud ha distorto il significato originale della tragedia dell'Edipo.
In breve, la storia narra che Edipo, figlio naturale di Laio e Giocasta, sovrani della città di Tebe, fu abbandonato nel bosco appena nato, dal padre Laio, a cui l'oracolo di Delfi aveva predetto che suo figlio lo avrebbe ucciso. Quindi per evitare problemi e gabbare il futuro, Laio pensa di disfarsi del figlio.
Che però venne trovato da un pastore, che lo portò al re di Corinto. Edipo crebbe presso la corte, credendo di essere figlio del re. Ma un giorno, crescendo, un suo nemico per insultarlo gli disse che non era affatto un principe, ma un semplice trovatello.
Allora Edipo decise di consultare anche lui l'oracolo di Delfi, per sapere chi fossero i suoi veri genitori. Ma quando arrivò al tempio dell'oracolo la Pizia, la sacerdotessa, lo cacciò in malo modo, confermando non solo che avrebbe ucciso il padre, ma avrebbe sposato sua madre.
Spaventato dalla profezia, come il padre, Edipo decide di scappare per sempre da Corinto e andare a Tebe, che ancora non sapeva essere la sua città natale, quella dove regnavano Laio e Giocasta, i suoi genitori.
Mentre era sul cammino verso Tebe, Edipo incontra una carrozza in cui viaggiava Laio, suo padre naturale. Ma lui ancora non lo conosceva e così, a causa di un litigio con il cocchiere, uccise sia il cocchiere, sia Laio. La prima parte della profezia si era così compiuta.
Arrivando a Tebe, Edipo trova la Sfinge, la creatura per metà leone e metà umana, che gli sottopone degli enigmi, ai quali Edipo rispose correttamente. Venendolo a sapere, il fratello di Giocasta, dato che Laio era morto, decide di lasciare a Edipo il trono. E così Edipo venne incoronato re di Tebe, e sposò Giocasta, rimasta vedova, sua madre, facendo avverare la seconda parte della profezia.
Diversi anni dopo, Edipo e Giocasta vengono finalmente a sapere chi erano davvero e perciò, distrutti dal dolore e dalla vergogna, Giocasta si impicca ed Edipo si trafigge gli occhi con uno spillone della madre.
Ora, come puoi vedere, il fatto che Edipo avesse sposato la madre è quasi un dettaglio.
Il punto fondamentale della storia consiste nella preoccupazione che i personaggi hanno di vedere realizzate le proprie paure: Laio, di essere ucciso dal figlio ed Edipo di uccidere il padre e sposare la madre. E alla fine entrambi le realizzano, proprio cercando di evitarle.
La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni.
Le persone fanno il male e avverano le loro paure proprio mentre cercano di fare il bene.
Profezie che si autoavverano
Questo ci porta alle profezie che si autoavverano. Che sono esattamente questo, profezie che si realizzano da sole. Ma con un buon aiuto da parte dei partecipanti, ovviamente.
Se tu hai paura di qualcosa, tenderai a farlo avverare.
Se sei ipocondriaco e hai paura di morire di infarto, sentirai ogni tanto male al braccio e un senso di costrizione al petto, come se stessi per avere un attacco.
Se tu sei gelosa e assillante e presumi che tuo marito ti tradisca, alla fine lui si stuferà e ti lascerà. E sarai stata tu a spingerlo fra le braccia di un'altra.
Se sei agorafobico e hai paura dei luoghi affollati, come i supermercati, e li eviti, stai confermando a te stesso che ne hai paura. E quindi in futuro ne avrai sempre più paura.
Se pensi di non essere bravo in matematica, e ti rifiuti di studiarla, fatalmente non saprai nulla di matematica.
Ma tutto questo allora vuol dire che sei masochista, o demente?
No, significa che dai forma a ciò che temi.
O meglio, dai forma a ciò che credi.
Le convinzioni plasmano il tuo futuro
Così chiudiamo il cerchio e torniamo al presunto autosabotaggio.
Negli esempi appena fatti sui supermercati e sulla matematica è più facile vederlo: è il tuo atteggiamento, cioè sono le tue convinzioni che creano la tua realtà. Hai paura dei luoghi affollati e non ci vai; credi di non essere portato per la matematica e non la studi: è abbastanza ovvio che i risultati poi ti diano ragione.
Ma anche negli altri due esempi, quello sulla paura dell'infarto e sulla gelosia, il principio è lo stesso: tu credi di poter morire d'infarto e credi che tuo marito ti tradisca. E così farai in modo da confermare le tue credenze, le tue convinzioni.
Non è masochismo e non è "autosabotaggio": è che le persone hanno un bisogno fortissimo di avere punti di riferimento, punti fermi per capire e interpretare la realtà e questi punti fermi si chiamano convinzioni.
Ognuno funziona in base a delle convinzioni, degli assiomi che formano la base della nostra realtà.
Ed è più facile continuare a credere in qualcosa piuttosto che cambiare idea e proprio questa rigidità sta alla base del perché ti fai venire il dolore al braccio o al petto, o tratti tuo marito come se ti avesse già tradito: per darti ragione.
Che tu sia convinto di essere una frana in matematica, o che tu sia convinto di essere un genio, alla fine avrai sempre ragione.
Perché la cosa che tutti vogliono, più di ogni altra, è avere ragione._