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Coronavirus, mascherine, rischio e probabilità |
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Un sacco di gente colta, "studiata" e che magari si occupa a vario titolo di scienza e metodo scientifico, non afferra la differenza fra
rischio e
probabilità.
(immagine di Leandro Mello Honda, BR)
La
probabilità può essere definita come la frequenza con cui, statisticamente, si può verificare un certo evento.
Il
rischio è invece rappresentato da ciò che hai da perdere se l'evento si verifica.
La
percezione del rischio, infine, è una valutazione soggettiva di quanto si sia esposti a un certo rischio.
Se il rischio è basso, cioè quando abbiamo poco da perdere, ha senso non preoccuparsi troppo delle conseguenze, né prendere precauzioni ecc.
Ma quando il rischio è alto e al limite c'è in gioco la vita, ha senso essere paranoici e prendere precauzioni e non conta assolutamente nulla che la
probabilità di verificarsi di tale evento possa essere bassa.
Un esempio:
la roulette russa.
Un revolver ha di solito nel tamburo cinque o sei camere per i proiettili. Lasciandoli tutti vuoti e riempendone solo uno, tirando il grilletto avrò una probabilità su cinque o su sei di restarci secco.
Supponiamo ora di avere un ipotetico revolver che possa essere caricato con 100 o addirittura 1.000 proiettili.
La
probabilità di incappare proprio nella camera caricata sarà ora molto più bassa. Però la domanda è: avrebbe senso cimentarsi in un gioco a scommessa simile, come nel film
Il Cacciatore? Magari per soldi? Ovviamente no, perché ciò che ho da perdere supera moltissimo ciò che potrei vincere.
Ciò che eventualmente potrebbe farmi decidere di giocare a tale gioco è, semmai, un'errata
percezione del
rischio a cui mi sto esponendo. E infatti, nel film suddetto il personaggio impersonato da Christopher Walken era drogato.
Lo stesso ragionamento può essere fatto sull'uso delle mascherine per proteggersi dall'attuale virus in circolazione. Esistono classi di questi dispositivi adatte a trattenere i virus (le FFP2) e altre capaci di filtrare particelle addirittura più piccole, come quelle di amianto (le FFP3). Altri tipi di maschere come le FFP1 e quelle chirurgiche, invece, servono solo per proteggere chi sta davanti a chi le indossa, cioè per le cosiddette contaminazioni o infezioni in uscita.
Ora, una delle affermazioni che stanno circolando in questi giorni è: le mascherine servono solo a chi fa professioni a rischio come gli operatori sanitari, non alle altre persone.
Indipendentemente da chi le fa, si tratta di affermazioni quanto meno discutibili.
Se siamo infatti d'accordo sul fatto che contrarre il virus è un evento che potrebbe rivelarsi fatale, come di fatto è, non conta assolutamente nulla che la
probabilità dell'operatore sanitario di venire a contatto con il virus sia maggiore di quella della persona comune: a meno che tu non viva in completa solitudine, se vieni a contatto con qualcuno tale probabilità, benché minore, esiste ed è maggiore di zero. E quindi ha perfettamente senso cercare di proteggersi, dato che il
rischio, ovvero ciò che ho da perdere, resta comunque alto.
Ovviamente dovrei proteggermi in modo adeguato, quindi saper indossare e usare la maschera correttamente ecc,. altrimenti avrò un errata
percezione di sicurezza.
Errata percezione che però può essere causata anche spargendo la voce che "non occorre alcuna mascherina". Siccome lo dicono il Ministero della Salute e l'OMS, allora posso stare tranquillo.
Dire: "Le mascherine servono solo a chi fa professioni a
rischio come gli operatori sanitari" è come dire: "Le cinture di sicurezza servono solo a chi guida dalla mattina alla sera, non alle altre persone".
Il paranoico può sbagliare 1.000 volte e sopravvivere. La persona eccessivamente spensierata o, se preferiamo, scettica per il motivo errato, sbaglia una sola volta e se il
rischio è alto sparisce lui, la sua stirpe e tutto il suo pool genico.
Il problema vero è semmai che tali mascherine sono andate a ruba e quindi non ce ne sono per tutti. Né per il momento, né verosimilmente per diverso tempo ancora. Quindi "non occorre alcuna mascherina", a mio avviso, andrebbe ristrutturato in "sarebbe meglio che le usaste tutti (nel modo corretto), ma siccome ce ne sono poche è meglio che le usino in primo luogo gli operatori sanitari".
Ma alla politica, si sa, l'obiettività interessa fino a un certo punto.
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